Recensione album: “L’estate del ’78” di Marco Di Stefano

Il suono di un pianoforte, anche da solo, è diverso da quello di qualsiasi altro strumento solista, fortemente evocativo e straordinariamente dinamico è in grado di toccare corde nascoste della nostra anima. Ce lo ricorda Marco Di Stefano con il suo ultimo disco “L’estate del ’78 (Blue Spiral Records). Un album ispirato da vicino al romanzo autobiografico di Roberto Alajmo, che racconta una triste vicenda: in una torrida estate del 1978, un ragazzo vede la mamma per l’ultima volta. E’ un addio, ma lui è ignaro di tutto questo, preso dall’organizzazione della sua giovane vita.
Il disco si snoda in dieci tracce, ognuna delle quali è un momento per vivere l’esperienza del racconto e immedesimarsi nella storia dei protagonisti. Ogni nota del disco sembra voler innescare un ricordo, una parola. E’ un lavoro prezioso quello effettuato da Di Stefano, dove la composizione è il risultato di una indagine interiore.

“Vigilia” apre il disco, con le sembianze di un valzer leggero e fragile, con un tema nobile e ricercato che diviene ben presto inquietudine, quasi tremore di fronte al destino?
“Basta (che)” si schiude lentamente, da una figurazione timidamente annunciata a echi di melodie che si dipanano con gesti figurali ripetuti. Pura estasi.
“L’ultima volta di ogni cosa” è una predizione, commiato musicale annunciato; racconta in musica probabilmente delle disillusioni che ognuno di noi è costretto ad accettare. La musica è dolcemente malinconica, cullante come una berceuse, quasi a volerci rassicurare. Il tema poi che appare dopo un po’ è assolutamente magnifico, la cui eco sembra fare da leitmotiv nella spina dorsale dell’intero disco.
“Il sorriso e l’assenza” continua nostalgicamente su armonie minori, una ricerca continua di elementi forse pacificatori, senza mai trovarne risposta. E’ forse il brano più drammatico del disco.
“Ho scelto io il momento” è una dichiarazione di intenti, riappare fugacemente il tema di “L’ultima volta di ogni cosa”, una sorta di metaforico addio, quasi a voler lasciare dietro di sé il proprio ricordo, la propria traccia di vita.
“Intermezzo” funge da spartiacque al disco, armonie e tema si inseguono in un gioco preludiante, quasi chopiniano.
“La corsa” è un brano che lascia senza fiato, un procedere sempre più rapido e inquieto attraverso arpeggi ripetuti e armonicamente simbolici.
“Via Marturano 25” riprende elementi scavati nella memoria, è l’immagine musicale del dramma, della sofferenza. Un tema quasi accennato, affidato alla mano sinistra e poi sviluppato con struggente enfasi con un crescendo centrale, per poi mestamente ridiscendere verso dinamiche soffuse.
“Il talento di Elena” è un brano estremamente originale, costituito da armonie politonali e di vaga memoria debussyana. Probabilmente rappresenta un momento di estraniamento, di distacco dalla realtà, prima di tuffarsi nelle note malinconiche dell’ultima traccia.
“Prima o poi” è un piccolo gioiello compositivo, fluido e estremamente godibile, un brano la cui caratteristica sembra essere il congedo e sulle cui note appaiono le parole, bellissime ed evocative, recitate dalla voce dello stesso Roberto Alajmo: parole come “morte”, “mai più”, “ingiustizia” appaiono meno terribili se contornate da musica sublime.
Eccellente è l’esecuzione generale di Dario Carnovale, pianista di grande ed elevata sensibilità di tocco. Splendida anche la copertina del disco dove si vede il libro di Alajmo lasciato aperto sui tasti di un malinconico pianoforte.
“L’estate del ’78” è dunque una illuminante sintesi fra letteratura e musica. Drammatico ma straordinariamente elegante. Intensa è l’atmosfera che si respira in questo disco, un connubio fra vari elementi artistici, che presenta una narrazione che non ha bisogno ulteriori descrizioni. Consigliassimo e da ascoltare a più riprese.

Di Stefano

Marco Di Stefano

Si approccia al pianoforte in tenera età inseguendo il suo istinto compositivo e iniziando da li un percorso decennale di studi di tecnica pianistica e composizione orchestrale con tre distinti maestri quali Giovanni D’Aquila a Palermo, Adriano Guarnieri a Bologna e Luc Brewaeys a Bruxelles. Il suo stile è semplice, strutturato e narrativo. Ogni sua composizione nasce per raccontare una storia e questa sua predisposizione verso la musica narrativa lo porta a collaborazioni artistiche con pittori, fotografi e scrittori, alla ricerca del perfetto connubio fra opera musicale e arte.

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Tracklist:

  1. Vigilia
  2. Basta (Che)
  3. L’ultima volta di ogni cosa
  4. Il sorriso e l’assenza
  5. Ho scelto io il momento
  6. Intermezzo
  7. La Corsa
  8. Via Marturano 25
  9. Il talento di Elena
  10. Prima o poi

 

Compositore: Marco Di Stefano
Pianista: Dario Carnovale (tranne la traccia n.9 eseguita da Marco Di Stefano)
Mix e master: Damien Silvert Studios
Artwork: BeatArt
Si ringraziano Roberto Alajmo e la Sellerio Editore.
℗ © Blue Spiral Records s.r.l.s.
bluespiralrecords.com | marcodistefano.art

 

 

Links utili per ascoltare il lavoro:

Spotify ► https://spoti.fi/2DKrKn8

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Google Play ► http://bit.ly/2IT1ECm

 

 

 

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